Senza mani né gambe, ma la malattia che lo ha colpito 9 anni fa privandolo di tutti e quattro gli arti non è riuscita a portargli via la passione per la motocicletta.
Oggi Fulvio Marotto, 45 anni, di Treviso, ha vinto la propria battaglia, riottenendo dalla Motorizzazione la patente A, speciale - la B speciale per l'automobile l'aveva già - che gli permette di guidare la sua moto. Una storia di ostinazione e di ingegno quella di questo ex carrozziere trevigiano, che a causa di una broncopolmonite trascurata, aveva subito nel 2003 la perdita di tutti e 4 gli arti. Durante la lunga permanenza in ospedale, dove ha lottato per mesi tra la vita e la morte, Marotto già studiava il sistema per tornare a correre in moto. Il suo, sostengono dall«Associazione Idee in Movimentò che promuove le imprese di Fulvio, è il primo caso in Italia di una persona priva di mani e gambe che abbia ottenuto la patente per le moto. Marotto guida diversi altri mezzi che non necessitano di patente (come bici o motoslitte), grazie alle speciali protesi degli arti inferiori da lui stesso realizzate.
Alcune delle tecnologie che il trevigiano ha progettato - come un brevetto per la sincronizzazione delle marce che gestisce anche la regolazione della pressione sulla frizione - potrebbero essere utili anche per i normodotati. Molti i passaggi con la burocrazia e le visite mediche che Marotto ha dovuto superare per ottenere l'agognata patente A, rilasciatagli infine dalla Motorizzazione di Treviso dopo aver concluso con successo un esame teorico e tecnico di 5 ore presso la Commissione Ministeriale dei Trasporti, a Roma. Il problema da superare in realtà - ha spiegato Marotto - era rappresentato dalla mancanza di una legislazione specifica sulla guida delle moto da parte delle persone pluriamputate.
«Quando 9 anni fa ho cominciato a pensare di ritornare in moto - commenta Marotto -, la questione non era nemmeno concepibile. Guidare senza gambe e senza mani era fuori discussione. La mia difficoltà più grande comunque è stata battere la burocrazia. Dopo 3 anni di lavoro la mia moto era già pronta. Gli altri 7 anni sono stati una lotta impari contro uffici e leggi che tutelano i disabili solo in teoria e non verificano lo stato dei fatti e le capacità dei singoli».